La musica, intesa come suono, forma di richiamo è stata, dopo la parola la prima forma di comunicazione che l’uomo ha sfruttato. Solo dopo ha iniziato ad utilizzare le immagini.
Entrambe queste forme comunicative hanno avuto evoluzioni enormi, divenendo – fortunatamente – arte.
Dare una definizione al termine musica è compito assai arduo poiché essa è un insieme di tanti fenomeni differenti che prende forma in tante zone e livelli diversi della nostra coscienza e della realtà. Attraverso la musica possiamo parlare di noi stessi e degli altri, di quello che ci circonda e dei nostri sogni o incubi, nel passato, presente e futuro.
Insomma possiamo “comunicare”. E lo possiamo fare sia che la musica sia quella di Verdi o un Blues o un più attuale brano di hip hop. L’importante è dare un messaggio. E se questo messaggio si sposa con un’immagine adeguata il risultato è senza ombra di dubbio maggiore.
I risultati si sono visti e nella storia della grafica hanno avuto una rilevanza che definirei fondamentale, almeno per la mia formazione artistica. Dai manifesti delle opere liriche e dei concerti sinfonici, fino alle presentazioni delle opere teatrali e, soprattutto, dei grandi concerti e delle copertine dei dischi di musica rock.
Alla fine degli anni ’60, soprattutto nell’area californiana di San Francisco, è nato un movimento culturale che ci ha regalato capolavori grafici che, poi, sono divenuti esempio per tutto il mondo. Lo straordinario stile visivo della cultura psichedelica, grazie all’inventiva di grafici come Jon Goodchild, provocò una innovativa e radicale trasformazione della grafica editoriale. Venne pressoché bandito il colore nero dalle rotative, sostituito dall’oro, dal turchese, dal blu di prussia, dal terra di siena, dallo zafferano, dall’eliotropio, dal magenta e perfino dal bianco.
I grafici dell’underground hanno introdotto le libertà dadaiste ampliando questi orizzonti sfruttando le tecniche della produzione di massa. Fu l’editore di un giornale hippie a inventare l’inchiostratura ad arcobaleno nelle macchine offset spostando il rullo per la miscelazione automatica dell’inchiostro.
Ammirare opere di artisti come Rick Griffin, Wes Wilson, Bonnie MacLean, Mouse & Kelley, Lee Conklin, Greg Irons lascia il segno, così come ammirare le vecchie copertine degli amati LP o i booklet dei più moderni CD dove si può ammirare come, in alcuni casi, le due arti si uniscano in un’unica strabiliante fusione.
Fin dalla giovane età sono stato attratto dalla musica che era presente in qualunque momento della mia giornata, accompagnandomi nelle nottate a terminare le tavole assegnatemi come compiti dagli insegnanti dell’Istituto d’Arte di Parma Paolo Toschi che ho frequentato con grande passione. Passione che ho trasferito, orgogliosamente, a mia figlia Alice.
Oggi, finalmente, posso unire le mie due passioni principali e produrre la grafica per copertine di album ed eventi musicali a me particolarmente cari, come tutto ciò che riguarda il Rootsway – Roots ‘n’ Blues & Food Festival, Il Blues Magazine, A-Z Blues, Blues Made In Italy, European Blues Union e Italian Blues Union, progetti cultural-musicali che mi permettono di esporre le mie sensazioni in un ambito che conosco e frequento da tantissimo tempo.