Un personaggio quasi sconosciuto ai più, al contempo uno dei più interessanti songwriter degli anni ’70. Parlo di Jim Ringer (1936-1992), nativo delle Ozark Mountains dell’Arkansas ma cresciuto nei pressi di Fresno, in quella San Joaquin Valley che ritroveremo spesso nelle sue canzoni.
Nato da una famiglia di contadini il giovane Jim ha dovuto iniziare a lavorare per contribuire al reddito famigliare trascurando la scuola, imparando – come da tradizione – le canzoni e le ballate popolari tramandate dalla famiglia, iniziando a suonare la chitarra all’età di 9 anni per cui, ben presto, arrivarono le prime composizioni. Dalla sua adolescenza fino al suo primo matrimonio Jim ebbe anche alcuni problemi con la legge che lo portarono, sul finire dei ’50, in carcere per scontare una pena detentiva. Qui maturò anche dal punto di vista delle canzoni che si perfezionarono dal punto di vista compositivo con uno spirito totalmente distaccato da quello che poteva essere un uso commerciale della sua musica.
Iniziò, siamo nei primi anni Sessanta, ad esibirsi in modo semi-professionistico nei bar e negli honky-tonk della zona facendo, al contempo, vari lavori per mantenere la nuova famiglia. Inizia a farsi conoscere anche al di fuori della California e nel 1972 l’etichetta Folk-Legacy Records gli offre l’occasione di pubblicare il suo primo album “Waitin’ For The hard Times To Go” dove Ringer interpreta una serie di traditionals oltre alla sua unica composizione, che da il titolo all’album, e che sarà ripresa successivamente dalla Nashville Bluegrass Band nel 1993 e da Dave Alvin (1996).
In quell’anno si unisce al grandissimo mandolinista old-time Kenny Hall e la sua The Sweet & Mill String Band che contribuì non poco ad affinare la sua tecnica chitarristica e la sua scrittura, che nel contempo fiorisce arricchendosi di testi meravigliosi, capaci di raccontare la quotidianità e la vita reale come pochi sanno fare.
L’anno seguente avviene l’incontro con l’etichetta Philo Records (una delle più coraggiose e preparate in country music) ed esce il secondo album, “Good To Get Home” nel quale fa la sua prima apparizione Mary McCaslin, bravissima folksinger dell’Indiana che diverrà la moglie di Ringer nel 1978, e con la quale si esibirà e inciderà album, tra i quali il meraviglioso “The Bramble & The Rose” del ’78. Nel 1975 è la volta del bellissimo “Any Old Wind That Blows” con la presenza, anche in veste di produttore di David Bromberg, cosa di non poco conto anche nell’ulteriore maturazione artistica di Ringer che si dimostra tutta in questo “Tramps & Hawkers” registrato tra febbraio e marzo del 1977 presso gli Earth Audio Techniques, aa North Ferrisburg nel Vermont ed uscito sempre per la Philo col numero di catalogo 1047.
Jim Ringer – Tramps & Hawkers, l’album
Un disco che ti lascia a bocca aperta per bellezza e semplicità, dove le composizioni di Ringer si mescolano alla perfezione con le cover proposte, ad iniziare da “The Hubbardville Store” di Larry Murray. Ballata dall’incantevole testo, che ci narra la rabbia del giovane protagonista, dove la suggestiva voce di Jim è resa ancora più intensa dall’armonica di Saul Broudy, mentre Lew London e Winne Winston ricamano con chitarra e pedal steel. “Rachel” è una romantica canzone ambientata nella San Joaquin Valley che narra della prima ragazza di Jim.
Le ragazze ritornano nella seguente “(That Happens Every Day) In Tijuana” dall’intrigante melodia mariachi (Peter Ecklund ai fiati) con i loro occhi neri e la tequila che aiuta a capire quella nuova musica per il protagonista. “The Band Of Jesse James” è un piccolo capolavoro di scrittura e melodia, una di quelle canzoni che ascolteresti di continuo.
Un giorno, appena prima di un concerto di Ringer e la McCaslin, apparve nel loro camerino uno sconosciuto e giovane Craig Johnson che volle a tutti i costi fare ascoltare ai due artisti una sua canzone. Per puro caso questi accettarono e la meravigliosa “New Harmony” diventa una delle vette più alte di questo album, con il bel gioco di voci dei due sposi, il banjo della McCaslin e il violino di Jay Ungar.
Chiude la prima facciata “Kay”, brano di Hank Mills, autore di numerose hits country & western tra gli anni ’60 e ’70. Molto bella anche questa. Il tempo di voltare il vinile e il country di “Bad News” si impossessa di noi. Il brano, di John D. Loudermilk, ci introduce alla seguente canzone di Jesse Lee Kinkaid “She Sang Hymns Out Of Tune” e tutta la sua meravigliosa drammaticità. “The Seasons Of Manceau” porta la firma di Ringer e sembra uscire dalla penna del Kris Kristofferson più ispirato. Brano di grande spessore a conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – delle qualità del nostro sia come compositore che esecutore.
È del songwriter di Waycross, Georgia, Larry Murray la delicata “Bill’s Just A Picture” mentre viene dal repertorio del texano Bob McDill “Amanda”, romantica ballata che vede la brava Priscilla Herdman alla seconda voce. Chiude l’album “Tramps And Hawkers” che parte sulle note del piano di Dough McClaran. Il bellissimo brano ha una struttura che riprende le ballate irlandesi ed è un piccolo capolavoro che troveremo, più avanti, anche nel repertorio di un altro grande songwriter come Tom Russell nel suo “The Rose Of San Joaquin”.
Dopo questo album la coppia si trasferì a San Bernardino continuando ad esibirsi. Nel 1981 uscì l’album “Endangered Species” per la Flying Fish dove ad aiutare Jim troviamo i Dillards, i Burrito Brothers oltre ad altri amici accorsi con piacere ad omaggiare un grande della country music.
Stava, purtroppo, iniziando il periodo del declino, causa anche il sempre minore interesse per il genere da parte del pubblico. Sempre meno date in concomitanza con la salute di Ringer che iniziava a peggiorare. Nel 1989 la coppia si separò e Jim tornò a Fresno senza più esibirsi fino al giungere della sua morte avvenuta il 17 marzo del 1992, nel giorno di San Patrizio.
Tramp & Hawkers non fu mai pubblicato in CD, alcuni dei brani si possono trovare nella Raccolta “The Band Of Jesse James/Best Of Jim Ringer” uscito nel 2003 per l’etichetta giapponese NalyD. Se non trovate il vinile, dalla bellissima confezione con tutti i testi, cercate almeno il CD, è un disco più che consigliato di un artista serio che cantava solo quello che gli andava senza alcuna spinta commerciale. Una bella lezione.
[Antonio Boschi]
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