Non diventi Luther Dickinson per caso. E sempre per caso non vieni scelto per essere la chitarra solista dei Black Crowes, così come non vieni assoldato assieme alla tua band – i North Mississippi Allstars – da John Hiatt per fare un album e un tour per l’aria che tira.
Più tutto il resto che contribuisce a dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, il talento di Luther Dickinson, istrionico cantante e chitarrista tra i più interessanti che il Mississippi ci abbia regalato negli ultimi 20 anni.
Luther Andrews Dickinson classe 1973, è nato il 18 del primo mese dell’anno in quel di Memphis da Mary Lindsay e dal grande Jim Dickinson che, proprio in quel periodo, collaborava ad alcuni dei più interessanti album di Ry Cooder come pianista e produttore.
La famiglia Dickinson – che nel frattempo era aumentata con l’arrivo di Cody, il fenomenale batterista dei NMAS – si trasferì sulle colline del Nord del Mississippi dove vivevano le famiglie di Otha Turner, R. L. Burnside e Junior Kimbrough in quel periodo – senz’ombra di dubbio – quanto di meglio il blues del Deep South potesse proporre.
La frequentazione di questi grandi personaggi, in abbinamento alla grande modestia e alla voglia di apprendere tutti i segreti del blues, hanno determinato il grande bagaglio culturale e musicale del giovane Luther, che ancora oggi si sente in debito verso di loro, al contrario di tanti suoi celebri predecessori che hanno rubato e guadagnato alle spalle dei poveri bluesmen.
La sua carriera è costellata di grandi lavori, con i NMAS, da solo o in varie collaborazioni, sia come musicista che come produttore. Tra i tanti questo “Blues & Ballads, A Folksinger’s Songbook: Volume 1 & 2” che personalmente reputo tra le migliori cose e che ci illustra perfettamente quale grande preparato artista sia Luther, perché non basta essere solo un grande strumentista, ma serve avere un’ampia conoscenza del materiale storico, e questo dovrebbe essere di lezione ai tanti musicisti che non hanno la conoscenza soprattutto della musica popolare che ha generato il suono che loro cercano di proporre.
Blues & Ballads, A Folksinger’s Songbook: Volume 1 & 2
Con questo album (doppio vinile o CD) Dickinson e i suoi amici ci trasportano alla prima metà dello scorso secolo, restando coi piedi nell’odierno, confezionando un prodotto che ricorda (volutamente) quelle raccolte (meravigliose) di brani tradizionali che fino ad allora venivano tramandati solo oralmente.
Un album di folk music pregno delle acque torbide del Mississippi ma, anche, delle sonorità bianche scese dai monti Appalachi.
Abbandonate le furiose schitarrate che avevano contraddistinto il suono elettrico dei NMAS ci troviamo al cospetto di un album prettamente acustico dove molte delle sue vecchie composizioni rivivono in una nuova veste, a testimonianza del grande senso di appartenenza alle tradizioni e a quel territorio che ha dato i natali alla musica moderna. “Blues & Ballads” è un album bello da cima a fondo, Luther suona e canta con una convinzione di quelle che sono sempre più rare.
Oltre alle chitarre (acustica ed elettrica) suona il mandolino, il piano e la sua celebre “diddley bo” fatta con una scatola di caffè in metallo come cassa di risonanza. Registrato principalmente nei suoi Zebra Ranch Studio di Coldwater (MS) ma, anche, in altri studi tra Chicago, Memphis e Nashville, vede una nutrita schiera di amici accorsi a dare il loro contributo, su tutti citerei la meravigliosa Sharde Thomas (nipote di Otha) alle percussioni, voce e al piffero (come il nonno), JJ Grey alla voce in “Up Over Yonder” dove abbiamo anche Jason Isbell alla slide guitar, gli amici di lungo corso Jimbo Mathus e Alvin Youngblood Hart, coi quali aveva inciso – a nome South Memphis String Band – l’interessantissimo album “Home Sweet Home” nel 2009, in “Shake (Yo Mama)”.
Ma la grande sorpresa è la presenza di Mavis Staples che duetta con Luther in “Ain’t No Grave” da lui scritta dopo la morte del padre Jim e già presente nell’album dei NMAS “Keys To The Kingdom” e nella quale alla chitarra era presente Ry Cooder.
E proprio il grande chitarrista californiano ha la sua buona parte di merito anche in queste 21 tracce che, in poco più di 70 minuti, ci regalano una meravigliosa rilettura di brani appartenuti a bluesmen girovaghi, predicatori, raccoglitori di cotone come Cooder fece nei primi anni ’70, anche grazie al contributo di Dickinson Senior. “Blues & Ballads” è un disco che profuma di America vera, quella che vorremmo sempre vedere ed ascoltare. Almeno quelli come me.
[Antonio Boschi]
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