il Disco Club Parma in via Nazario Sauro

Se dovessimo fare un parallelismo sull’importanza che hanno i negozi di dischi oggi rispetto all’ultimo trentennio del vecchio secolo ne emergerebbe – limpida e molto chiara – l’evoluzione della società attuale.

Non vuole essere una critica all’oggi, semplicemente una constatazione (amara per chi scrive) che lo stile di vita, gli interessi e, anche, le priorità delle persone hanno subito un drastico cambiamento.

Oggi parlare di negozi di dischi risulta fin difficile. Non vengono più percepiti, laddove ve ne sono ancora, come un punto nevralgico del commercio cittadino, un vanto in molti casi come lo era fin verso la fine degli anni ’90.

L’Emila-Romagna – nonostante abbia subito un drastico e preoccupante calo delle vendite di materiale fonografico, di interesse verso la musica e di locali ad essa destinati – in un certo senso pare resistere, forsanche per quella via Emilia che possiamo definire la via del rock di casa nostra.



I negozi di dischi in Emilia-Romagna

La storia dei negozi di dischi in Emilia-Romagna è di quelle che lasciano il segno, da Piacenza a Rimini, quindi su tutto l’asse della SS9, non esisteva città che non avesse almeno un nome di punta, un vero e proprio riferimento per i tantissimi appassionati di musica rock che caratterizzavano quei fantastici anni passati.

Pensiamo ad esempio a Nannucci nel capoluogo regionale, quando Bologna era un po’ il centro nevralgico di un certo tipo di cultura che possiamo definire alternativa.

Oppure il Mistral Set di Parma, il primo in assoluto ad importare vinili dagli USA, quando ancora il mercato nazionale viveva su tutto quel materiale che le etichette italiane stampavano, quindi escludendo titoli ancor oggi di grande interesse.

Parlare di questo piccolo gioiello ubicato in via Mistrali è per me molto semplice, poiché mio fratello Paolo era uno di quelli che ti “spacciava” blues, folk e rock di qualità.

Un gran bel ricordo lo ho anche per il Blasters di Scandiano (RE), dove con Marco si era instaurata una bella amicizia, di quelle che restano.

Andare in un negozio di dischi era un atto fondamentale per i tantissimi giovani che nella musica avevano trovato uno stile di vita, oltre che passione.

Queste attività commerciali svolgevano un ruolo fondamentale a livello sociale, costruendo quello che sarebbe potuta diventare una società improntata sulla cultura, ma sappiamo benissimo che qualche cosa si è improvvisamente inceppato, per l’evoluzione dei tempi ma, anche (lasciatemelo dire), per un progetto ben strutturato.

Era, comunque, una gioia passare i sabati pomeriggio a scartabellare tra i nuovi arrivi, sempre in grandissima quantità ma mai sufficiente, e dibattere con gli altri astanti di musica e news sempre difficilissime da trovare.

Non esisteva ancora internet e una vera e propria stampa specialistica è giunta, come manna dal cielo, solo agli inizi degli anni Ottanta, quindi era il passaparola (non sempre esatto, per altro) che teneva viva la curiosità.

Ma più di chiunque era il negoziante, quella figura che imparava a conoscerti, che sapeva consigliarti, che ti telefonava a casa per avvisarti che nel pomeriggio sarebbe arrivato “materiale che scotta”, che ti faceva credito perché, comunque, quel disco ti avrebbe cambiato la vita.
Meglio di un confessore, meglio di un genitore, il tuo negoziante di fiducia era “il mio amico” e ti potevi vantare con gli altri che lui lo era per davvero.

Che poi lo era anche per gli altri, ma per te di più, un po’ come la mamma che cucina meglio delle altre.

Ma oggi? Cosa succede oggi al mercato discografico e ai negozi di dischi emiliani?

 

I negozi di oggi in Emilia

Degli eroi. Ecco cosa sono oggi come oggi quei pazzi scatenati che ancora resistono, indefessi, a voler portare a termine quella che è quasi una missione, che se ti mettevi a vendere custodie per smartphone eri più tranquillo.

Ma loro no, loro ci credono ancora. Credono che una società che ascolta buona musica possa essere di un livello molto superiore ai bevitori di spritz seriali che passano le giornate a fissare lo schermo luminoso di un telefono che ti regala banali ovvietà.

E, allora, torniamo sulla via Emilia e se Bologna ha perduto i nomi storici, così come Rimini dove si andava alla Dimar a farsi “spennare” ma c’erano i bootleg, che poi li portavi a casa e non si sentiva una cippa, ma eri contento lo stesso.

Però a Piacenza resiste Aphaville in via del Tempio, un vero coraggioso per la città meno emiliana ma che sta crescendo culturalmente.

Il Disco Club di Parma

Il Disco Club di Parma e la “Montagna Sacra”

Su Parma devo spendere una parola in più, in quanto è la mia città e poi perché Andrea del Disco Club è un mio carissimo amico da ormai tempo immemore.

Entrare in questo negozio in via Nazario Sauro è un’esperienza già appena varchi l’uscio quando quella che io chiamo “la montagna sacra” ti accoglie. Un catalogo vastissimo a coprire un po’ tutti i generi e la conoscenza della musica da parte del titolare ti permette di fare acquisti oculati. Si, ok, qualcuno dirà che Andrea è un orso. È vero, non è certo la persona che ti accoglie con un sorriso a mostrarti tutti i denti che c’ha in bocca, ma è un diesel, come quelle locomotive della Union Pacific, che quando parte poi mica lo fermi più. Bisogna che capisca che ami la musica, per lui è religione e faccio fatica a dargli torto.

Scendendo verso Sud arriviamo a Reggio Emilia, per molti versi la capitale rock della regione, almeno fino a una decina di anni fa. Sulla via Emilia resiste lo storico Tosi Dischi, magari ridimensionato in ampiezza ma, poi, Marco e i suoi soci ti riportano ai tempi storici di questo negozio.

Planet Music di Reggio Emilia

Una visita al Planet Music di Reggio Emilia

Un po’ lo stesso ragionamento lo possiamo fare con Emanuele del Planet Music che dalla prima periferia cittadina ti propone una vastità di materiale usato che neanche te lo aspetti, e un giro in via Vivaldi è più che consigliato. Qui, poi, se è il giro giusto ti capita di trovare materiale incredibile, anche film e libri che poi ti accorgi che è ora di sloggiare quando il buon Emanuele inizia tirare dentro i carrelli espositivi che ha fuori e, allora ti dici che torni presto.

La vicina Modena sembrava potesse vacillare, ma DischinPiazza tiene alto lo stendardo emiliano con la professionalità e la simpatia di Roberto, uno di quelli che ti accoglie all’emiliana, un gran sorriso e competenza. Siamo mica qui a farci babbiare, noi. Quindi se state ammirando il magnifico duomo vi consiglio di infilarvi subito dopo in via Castellaro e fare un pieno di musica, e fatevi consigliare da uno che ne sa a pacchi.

Dischinpiazza Modena

Roberto Menabue di Dischinpiazza a Modena

Bologna offre un po’ più di scelta, anche se sono venuti a mancare nomi storici. Resiste il Disco d’Oro in via Galliera, poi tra i tanti (piccoli e grandi) abbiamo Discorama in via De’ Monari e SEMM in via Oberdan, mentre a Rimini se non volete fare un bagno potete fare un salto da Zona Disco in via Sigismondo Malatesta, forse quello che ha più materiale per “vecchi rocker, bluesmen e country girl”.

Insomma, noi emiliani siamo orgogliosi delle nostre tradizioni rock, ci piace mangiare bene, vivere in allegria e serenità e ascoltare buona musica. E meno male che abbiamo questi coraggiosi condottieri che ci fanno vivere di vinile per dimenticare gli odiosi byte a suon di click.

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