È possibile abbinare l’arte di Thomas Hart Benton al blues? Solitamente vi si abbinano note, al limite fotografie, solo raramente l’arte figurativa viene associata al blues e alla musica popolare.
Eppure non dobbiamo dimenticare che molti punti in comune tra storie narrate e storie dipinte esistono e sono alla base della comunicazione, soprattutto in quei casi dove la libertà di parola era (è) a dir poco un lusso.
Tra le popolazioni afro-americane, soprattutto nel Delta del Mississippi e a cavallo tra le due guerre, l’arte pittorica (o solamente un tentativo di essa) era poco comune, magari si preferiva una forma scultorea su legno, retaggio delle tradizioni africane. Ma anche nel resto del paese, più evoluto e aperto verso le arti del Vecchio Continente (Francia e Italia su tutte), non vi era ancora un utilizzo dell’arte per narrare la quotidianità di una Nazione come quella statunitense, piena di contraddizioni, e capace di incidere sul tessuto sociale del paese.
Nello stesso periodo, nel Midwest, emersero una serie di pittori che diedero vita – forse anche inconsapevolmente – ad un movimento denominato Regionalismo che tese ad instaurare col pubblico un rapporto diretto narrando storie di vita quotidiana della provincia americana, con le gioie e le sofferenze, con un aspetto dell’America scomodo e da tener nascosto che emerge prepotentemente sotto le pennellate di artisti come Grant Wood (famosissimo il suo “American Gothic” che raffigura una copia di contadini in posa davanti alla propria abitazione), John Steuart Curry (suo “Mississippi”, il capolavoro che trasmette tutta la paura, la tensione e la fede di una famiglia alla mercé degli eventi atmosferici durante la terribile inondazione del 1927) e di Thomas Hart Benton che – più di ogni altro – ha posto la realtà degli Stati Uniti al centro della propria pittura.
Con questo articolo non voglio fare un trattato d’arte, non ne sono in grado e non rientra tra i miei principali scopi, voglio – invece – poter trasmettere quelle emozioni e quei sentimenti che ci hanno fatto avvicinare sempre più alla cultura del blues e della musica popolare americana.
Sarebbe, infatti, assolutamente riduttivo relegare la cultura popolare canora dietro ad uno spartito, ad un genere musicale senza volerne approfondire gli aspetti storici e sociali per i quali essa ha intrapreso la strada che tutti conosciamo, modificandosi a seconda dell’andamento degli eventi stessi.
Se ascoltassimo il blues solo perché gradevole o per volerci distinguere dal resto della popolazione (e non neghiamo che, purtroppo, questa è la triste verità in alcuni casi) sarebbe come se ci mancasse una gamba o un braccio. Sarebbe come se fossimo stati abbandonati su un’isola deserta senza saperne il perché (e allora sì che cominceremmo a capire il blues).
Oggi, nel XXI secolo, abbiamo una discreta informazione di quello che è stato il nostro passato; così non era cent’anni or sono quando una popolazione acciecata dal sogno americano era convinta che la realtà fosse ben differente da quella che scopriranno grazie alle parole di artisti come William Faulkner, Erskine Caldwell, John Steinbeck, James Agee, alle immagini di Walker Evans e Dorothea Lange e ai dipinti di Benton con le sue impetuose visioni delle forme, sgargiante nei colori e populista nei contenuti tanto che il presidente Truman lo definì “il miglior maledetto pittore d’America”.
L’arte di Thomas Hart Benton
Trovarsi davanti ad un’opera di Thomas Hart Benton è come entrare nei racconti di Caldwell o Faulkner e constatare la drammaticità degli eventi, arricchiti di implicazioni sociali e politiche da farlo elevare a rivelatore culturale nel più completo senso del termine.
Nato a Neosho (nota anche per aver dato i natali a James Scott) nel Missouri, il giovane Thomas trascorse l’infanzia sul pubblico palcoscenico poiché figlio di un rappresentante politico del Missouri occidentale che portava il giovane figlio con sé durante le campagne elettorali.
Erano tempi antecedenti alla radio e alla televisione e la politica era fonte di intrattenimento oltre che di istruzione. I territori battuti erano al confine tra gli elementi della vita di frontiera e la cultura del Sud con una forte separazione sociale (tipicamente sudista) tra gli abitanti delle colline e le aristocratiche famiglie che regnavano nelle piantagioni a manodopera schiavista della Virginia, della Georgia e della Carolina.
Ma la strada del ragazzo non era destinata a seguire quella degli antenati (il nonno era Senatore) e l’amore verso l’arte si manifestò molto presto, incoraggiato dalla madre, e grazie ai numerosi volumi ricchi di illustrazioni che poteva trovare nella notevole biblioteca paterna imparando a disegnare copiando quelle immagini riprodotte.
La curiosità e la voglia di imparare nuove tecniche pittoriche lo portarono a lasciare Neosho per trasferirsi (siamo nei primi anni del ‘900) prima a Chicago, dove imparò i primi rudimenti, e successivamente a Parigi e a New York, città dove la formazione del giovane Benton iniziò ad assumere aspetti interessanti.
Nel corso dei primi anni ’20 Benton gradualmente spostò il suo interesse e la sua ricerca dal modernismo verso l’esplorazione di soggetti di carattere americano e rimanendo, anche, coinvolto dal fascino della pittura murale. Ed è proprio nel 1930 che i suoi primi tentativi lo portarono a produrre “American Today”, un murale per la New School for Social Research di New York che lo consacrò come grande artista.
Quest’opera, mastodontica per il periodo, sopraffece tutte le precedenti opere d’arte americana e racchiudeva tutto ciò che Benton aveva potuto notare nei tanti viaggi compiuti alla ricerca di materiale negli anni precedenti, in quello che fu un periodo di frenetica attività artistica. In questi viaggi poté farsi una chiara idea di quale fosse la condizione di vita della popolazione statunitense, da Nord a Sud, dalla costa Est a quella Ovest.
Notò e sottolineò attraverso le sue opere il sopravvento che stava avendo la tecnologia ma anche il problema razziale che, soprattutto al Sud, era una piaga che andava contrastata e sconfitta. Dopo aver terminato il murale American Today Benton cadde in uno stato depressivo e incominciò a suonare l’armonica e ad appassionarsi alla musica folk e country traendo spunto dai testi di queste canzoni per numerosi suoi quadri o litografie.
treni, che da sempre affascinavano l’artista, appaiono spesso nelle sue opere così come aspetti spesso drammatici della vita agreste. Nel 1939 la Twenty Century Fox commissionò a Benton delle immagini basate sul romanzo di Steinback “Furore” che contribuirono ad aumentare le opere dedicate alla Grande Depressione.
Lo scoppio del secondo conflitto mondiale spostò, inevitabilmente, l’attenzione verso il pericolo nazista con alcune opere di rara intensità ma, anche, a quello che accadeva in America in quei giorni. Emblematiche le opere “Negro Soldier” che evidenzia come i neri, che non godevano certamente di eguali privilegi in patria, fossero i primi a venir arruolati per difendere la patria, oppure “Letter From Overseas” dove, in un potente e drammatico gioco di chiaroscuri viene raffigurata una ragazza, perfettamente inserita in un contesto rurale, che aspetta il postino che le consegna la lettera dell’amato impegnato nel conflitto armato.
Gli sforzi di Benton di produrre opere il cui linguaggio avrebbe portato significati inequivocabilmente americani agli americani stessi colpirono nel segno, mostrando molto chiaramente che i comportamenti del popolo erano la primaria realtà della vita americana e contribuendo a facilitare i vasti cambiamenti sociali rooseveltiani che egli riteneva necessari nell’America della Depressione.
Successivamente, dopo la fine della guerra e dei contrastanti risultati del New Deal, lo stile regionalista perse di interesse e molti artisti, tra cui anche il più illustre allievo di Benton, Jackson Pollock uno dei maggiori rappresentanti dell’Espressionismo astratto, erano arrivati a vedere il regionalismo come uno stile artistico fallito e irrilevante. Ma questa è un’altra storia, un altro capitolo dell’evoluzione dell’arte americana.
Resta il fatto che, comunque, Thomas Hart Benton ha dato immagine alla musica popolare. Provate ad ascoltare un buon disco e ad ammirare alcune delle opere di questo artista. Ne vale la pena.
Antonio Boschi [Fonte Il Blues n. 128, Settembre 2014]
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