Emmett W. Lundy è forse un nome che dirà poco o nulla alla maggior parte dei lettori di questo articolo. Era semplicemente un violinista, ovvero suonava quello strumento dal quale si può dire sia partita la musica popolare statunitense.
Lo chiamavano “lo strumento del diavolo”, era bandito dalla Chiesa già nella vecchia Europa fin dal Medio Evo. Il violino e la fiddle music avevano, infatti, un “malsano” effetto sulla popolazione che era distratta dai doveri come studiare la Bibbia o lavorare, preferendo il ballo e il divertimento.
Tutto ciò non tardò ad arrivare anche nella nuova America anche se nelle zone collinari dei Southern Appalachi, diciamo soprattutto in Virginia, Carolina, Kentucky e Tennessee, la musica per violino divenne molto popolare diventando, anzi, tra le principali attrattive nelle square dance, forgiando la musica hillbilly, antesignana dell’attuale country music.
La storia della famiglia Lundy può venir presa come esempio su come il violino sia arrivato dall’Europa e sia divenuto popolare in queste non facili terre dove la vita pareva essersi fermata al secolo precedente. Da registri famigliari si apprende che i Lundy giunsero dall’Inghilterra nel 1687 stabilendosi in un primo momento sulle terre acquistate da William Penn in Pennsylvania per spostarsi, successivamente, nella Contea di Grayson un secolo dopo grazie a John Lundy, il bisnonno di Emmett.
Era un terreno nei pressi di Dalhart, poco a Sud della cittadina di Galax che divenne la dimora fissa di questa famiglia dedita, come quasi tutte nella zona, alla coltivazione dei campi. Anche il giovane Emmett – nato il 9 maggio del 1864 e uno dei nove figli di Churchwell e Carolina Ward Lundy – dedicò la propria vita al lavoro, soprattutto agrario, senza rinunciare ad un’amatoriale attività di musicista che lo rese tra i più celebri in tutta la Contea.
Non risultano tracce di violinisti nella famiglia Lundy, quello che risulta però – e ci viene confermato dallo stesso Emmett in una delle tracce/intervista di questo disco – che fu il celebre Green Leonard, un vecchio violinista che viveva ad Old Town a poche miglia a Nord di casa Lundy, che iniziò l’allora giovanissimo Emmett all’uso del violino.
L’album di Emmett W. Lundy
La frequentazione di Leonard oltre a contagiare il giovane fiddler gli servì per apprendere gran parte dei brani tradizionali (siamo nell’immediato post Guerra Civile) che troviamo anche tra le interessantissime tracce che compongono questo album uscito nel 1977 grazie alla String/Topic (STR 802) che vede registrazioni effettuate dalla Library of Congress nel 1941, molti anni dopo le prime registrazioni effettuate da Emmett W. Lundy avvenute nel maggio 1925 in compagnia di Ernest V. Stoneman, un noto musicista della Grayson County col quale si recò a New York per registrare due tracce (“Piney Woods Gal” e “The Long Eared Mule”) per la Okeh (40405).
Come si potrà notare le registrazioni avvennero in periodo tardivo della vita di Lundy, poiché non erano certamente interesse primario per Lundy che amava suonare per diletto e non certamente per denaro.
La sua musica era puro divertimento, si esibiva in svariate occasioni aggiudicandosi numerosi premi alle varie convention di violinisti e, soprattutto, influenzando e tramandando la sua arte a nuovi strumentisti come Crockett Ward, Ed Dunford, Charlie Higgins, Kahle Brewer e Da Costa Woltz, alcuni dei quali hanno passato parecchio tempo a casa Lundy.
Nelle tracce che compongono questo album – correlate da un magnifico libretto – appaiono i figli Kelly alla chitarra e Greedy al banjo e ci troviamo, grazie alla Library of Congress, di fronte ad una vera lezione di rural music tra brani come “Julie Ann Johnson”, “Fisher’s Hornpipe”, “Sugar Hill”, “Bonaparte’s Retreat” o “Belle Of Lexington” (solo per citarne alcune), intervallate da brevi interviste dove il protagonista ci parla di Green Leonard, che riconosce come “il meglio che ci sia”, oppure del suo primo sgangherato violino ricevuto dal fratello maggiore di ritorno dall’esercito che lui riparò facendolo suonare molto bene (a suo dire).
Interessante anche la sua versione (e le sue esperienze) sul fatto che il violino sia lo strumento del diavolo, un piccolo pezzo di storia popolare. Un disco questo “Fiddle Tunes From Grayson County, Virginia” certamente che non ascolti tutti i giorni ma capace di regalare fortissime emozioni, al pari delle registrazioni pre war dei bluesmen neri come Charlie Patton che hanno fatto la storia della musica. Rispetto ed emozioni.
[Antonio Boschi]
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