Recensione album Lynyrd Skynyrd – Second Helping

Brutti, sporchi, rissosi, anche un po’ stronzi, ma fottutamente rock, questi erano i Lynyrd Skynyrd, band tra le principali di quel movimento denominato Southern Rock.

Provenienti da Jackson, Florida, la formazione aveva influenze legate alla British invasion (Stones, Yardbirds, Free su tutti) e alla musica degli Allman Brothers (a Duane Allman dedicarono “Free Bird”, una delle loro canzoni più belle, dopo la morte del biondo chitarrista di Macon), ma iniziò a creare una propria identità, fatta di rock-blues energico, anche grazie all’aiuto di Al Kooper che, dopo averli visti in azione, volle produrli.

‘Second Helping’, l’album cult dei Lynyrd Skynyrd

Dopo un ottimo primo album del 1973 (“Pronunced ‘lĕh-‘nérd ‘skin-‘nérd”) che conteneva alcune songs che resteranno immortali ecco, l’anno seguente, questo “Second Helping” (1974 – MCA Records 37212) che li consacrò come una delle principali band anche grazie all’hit “Sweet Home Alabama” ancor oggi una delle canzoni più conosciute e replicate.

Un vero e proprio manifesto di una generazione di quell’area degli USA e un’accalorata risposta a Neil Young che con le sue “Southern Man” e “Alabama” aveva criticato non poco (e non a torto) certi atteggiamenti razzisti dei bianchi nei confronti dei neri.

Second Helping” si presenta con una copertina veramente brutta ma il contenuto è molto buono – certamente non a livello dei primi album dell’Allman Brothers Band, ma qui siamo su un altro pianeta – e resterà uno dei migliori album di southern rock di sempre.

Una manciata di ottime canzoni, sono 8 in tutto – 7 scritte dalla band mentre la conclusiva “Call Me The Breeze” ci arriva direttamente dal grande JJ Cale che i Lynyrd ci ripropongono in una versione memorabile.

Molto buona anche “The Needle And The Spoon”, potente canzone senza peli sulla lingua ed esplicito testo contro l’uso di sostanze stupefacenti.

Una bella band, soprattutto in studio, mentre personalmente li trovo un po’ deboli nella versione “live” dove tendono a replicare come da originale le canzoni, senza aggiungere quel tocco d’improvvisazione, prerogativa di molte band del periodo, che rende magici i concerti.

E si che la tecnica per farlo non mancava certamente. Gary RossingtonAllen Collins ed Ed King sono tre bravi chitarristi, Billy Powell al piano è una forza, la sezione ritmica – composta da Bob Burns alla batteria e Leon Wilkeson al basso – sono una sicurezza e Ronnie Van Zant certamente un buon cantante, adatto per la situazione.

Purtroppo solo 3 anni dopo il destino iniziò ad accanirsi sulle sorti della band con un incidente aereo che li privò del cantante Van Zant, del chitarrista Steve Gaines, che nel frattempo aveva sostituito Ed King) e la sorella Cassie che era una delle coriste della band.

Nell’incidente – avvenuto nei pressi di Gillsburg (Mississippi) rimasero feriti anche altri membri che, fortunatamente, poterono riprendersi e continuare ad esibirsi sotto la bandiera confederata, anche se la band non tornerà più agli splendori iniziali diventando, addirittura, quasi ridicola anche a causa dei tanti avvicendamenti causati dalle morti dei vari componenti.

Attualmente solo Gary Rossington è l’unico componente storico della band ad essere vivo. Viva rimane, comunque, la memoria di una band che ha saputo regalarci una manciata di buoni dischi.

[Antonio Boschi]


Lynyrd Skynyrd – Second Helping cover album


One response

  1. Concordo Antonio e sposo la tua stessa convinzione, che live o almeno da quello che ci hanno lasciato mi sarei aspettato di più!??Certo gli Allman Brothers giocavano, in confronto, un altro campionato ma non è che ai Lynyrd Skynyrd mancasse la tecnica e il cuore. Ad ogni modo però sappiamo quanto fossero ” tamarri” e piacesse tanto far casino, prerogativa di una band di ” rednecks” come la loro. Sicuramente fino a quando c’è stato Ronnie sono stati grandi, poi hanno cercato di vivere rinverdendo il loro mito con cose riuscite ed altre decisamente scadenti. Fatto sta, che anche da un punto vista politico, sicuramente non erano i tipici bigotti e razzisti e quella bandiera sfoggiata ai loro concerti, pur non volendo è chiaro che emanava soprattutto dalla nostra parte, equivoci accostamenti…poi dalla loro credo siano stati furbi e diplomatici , nel tenersi ” buoni” anche quella fetta di pubblico sfacciatamente rednecks !!

    Armando Chiechi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Segui Antonio Boschi

Segui WIT

La mia trasmissione su Mikroradio

Comfort Festival 2024