Per alcuni potrà risultare un po’ datato questo live album (doppio vinile) della band inglese Colosseum, formatasi l’indomani di “Barewires” di John Mayall e i suoi Bluesbreakers, ma capace di contenere alcune gioiellini di alto spessore musicale.

La band si formò con gli iniziali ideatori Jon Hiseman, batterista particolarmente considerato, Dick Hecstall-Smith (1934-2004), gigantesco (in tutti i sensi) sassofonista e Tony Reeves, bassista, poi sostituito da Mark Clarke ai quali si aggiunsero il tastierista Dave Greenslade e l’ottimo chitarrista e cantante Clem Clempson, giunto in sostituzione di James Litherland.

Per dar più libertà a Clempson e permettergli di potersi dedicare maggiormente alla chitarra Hiseman ingaggiò il cantante dei Thunderbirds Chris Farlowe, mossa azzeccata poiché il vocalist londinese con la sua voce possente e “cartavetrosa” aggiunse ulteriore spessore alla miscela di suoni della band, ma non bastò per evitarne lo scioglimento che avvenne dopo poco.

Rimane questa grande testimonianza dei Colosseum impegnati dal vivo – esiste anche un VHS (credo ristampato in DVD) di un documentario diretto da John Crome intitolato Supershow “The Last Great Jam Of The 60’s!” dove la band compariva in una interessantissima session del 1969 assieme a Buddy GuyJack BruceStephen StillsEric ClaptonBuddy Miles e i Led Zeppelin degli albori.

Colosseum Live

Questo doppio LP, immesso sul mercato nell’estate del1971 (Bronze BRSP 2) è composto da 6 soli brani catturati su nastro in primavera alla Manchester University (18 marzo) e alla Big Apple di Brighton (27 marzo), date facenti parte del “Daughter Of Time” tour.

Già dall’iniziale “Rope Ladded To The Moon” si capisce che i live di quel tour devono essere stati quantomeno micidiali in un travolgente mix tra un poco canonico blues che si va a fondere con la parte migliore del progressive e le venature jazz e funk che caratterizzano il sound di questo sestetto.

Il blues “Walking In The Park” con l’organo di Greenslede in bella evidenza chiude la prima facciata, mentre tocca alla lunga e suggestiva “Skelington” occupare l’intero lato 2.

Il secondo disco parte con la jazzata “Tanglewood ‘63” dove il sassofono di Dick Heckstall-Smith regala momenti di assoluta bravura, seguita dal classico blues “Encore: Stormy Monday Blues dove Farlowe può mettere in mostra le proprie doti di vocalist eccelso.

Il lato 4 è totalmente occupato da quella che, indubbiamente, è la canzone che preferisco, la sognante “Lost Angeles”.

Brano giocato sul lavoro dell’Hammond di Greenslade e la chitarra di Clempson che, dalla parte centrale, si cimenta in un lungo solo che si prolunga fino alla fine e che vale il prezzo del biglietto, con un uso di reverbero e wha-wha in grado di creare un pathos crescente che regalano alla canzone un’intensità degna dei migliori brani di quell’epoca.

Peccato sia stato il canto del cigno di questa band, ma almeno abbiamo la possibilità di goderci questo doppio album, altra testimonianza di uno dei periodi migliori per la musica rock che aveva il coraggio di osare e di mescolare sonorità differenti.

[Antonio Boschi]


Colosseum Live recensione album


No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Segui Antonio Boschi

Segui WIT

La mia trasmissione su Mikroradio