La storia americana è ricca di “eroi” che erano dall’altra parte della barricata, veri e propri fuorilegge (a volte con la stella da sceriffo indossata) ma che nell’immaginario ancora odierno suscitano simpatia se non addirittura invidia per le loro gesta.
Tra coloro il più popolare forse è stato Jesse James che con la propria band – composta dal fratello Frank, dai fratelli Cole, Jim, John e Robert Younger più una serie di figure minori – divenne una vera e propria spina nel fianco per banche e treni dell’Unione nel natio Missouri ma, anche, in Kentucky, Mississippi, Iowa, Texas e Minnesota.
Uscito con le ossa rotte dalla Guerra di Secessione dove giovanissimo si era battuto al fianco del Generale Quantrill volle iniziare una nuova vita dedita alla difesa delle sue origini“sudiste”. Morì a 35 anni assassinato da Robert Ford che, assieme al fratello Charlie era a casa di Jesse in quanto nuovi membri della band.
Una leggenda anche attorno alla morte del maggiore dei fratelli James che possiamo trovare in numerosissimi libri e in addirittura 15 film, tra cui gli incantevoli “I Cavalieri dalle lunghe ombre” e “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford” che si avvalgono di meravigliose colonne sonore (Ry Cooder nel primo, Nick Cave e Warren Ellis nel secondo).
The Legend Of Jesse James
Nel 1980, due anni dopo il bellissimo White Mansion, il compositore inglese Paul Kennerley raggruppo una serie di big della musica statunitense e, sempre con la A&M e la produzione di Glyn Johns, mise sul mercato “The Legend Of Jesse James” che, come previsto, catturò l’attenzione del pubblico americano, sempre attento quando si parla dell’outlaw del Missouri.
Questo album (SP 3718) ripercorre le vicende di Jesse dal 1963 al 1882, anno della sua morte avvenuta il 3 aprile. I protagonisti sono nomi di gran lusso, con la parte del temuto Jesse affidata, direi molto intelligentemente, a Levon Helm, mentre il fratello Frank è impersonato da Johnny Cash.
Già questi 2 nomi potrebbero bastare per incuriosire gli appassionati, ma se aggiungiamo che Zerelda, la moglie di Jesse, ha la sublime voce di Emmylou Harris, Cole e Jim Younger sono niente di meno che Charlie Daniels e Alber Lee, la curiosità si trasforma in certezza. Ma non è finita perché della partita sono anche John Prine, Rodney Crowell, Jesse Ed Davis, Bernie Leadon, Nick De Caro oltre allo stesso Kennerley ed altri nomi meno noti.
Questo disco graficamente è più povero rispetto a White Mansion (vero capolavoro) e si sviluppa con una produzione sonora più sofisticata, con materiale che va dalle mountain ballads a brani tipicamente country.
Attenzione è e rimane un prodotto che potremmo definire commerciale, non vi è alle spalle una ricerca della musica tradizionale statunitense (cosa che Cooder ha fatto in “The Long Riders”), rimane il fatto che è un disco assolutamente piacevole all’ascolto con alcune gemme soprattutto grazie alla Harris.
Una sorta di colonna sonora di un film che non esiste, dove la vita di Jesse James viene semplificata per ovvi motivi e dove rimane l’immagine “eroica” di un personaggio che, nella realtà, non era certo uno stinco di santo.
Un romanzo cavalleresco che perpetua una vecchia mitologia nascondendo i lati oscuri e razzisti di un quasi eroe nazionale. Disco che passò pressochè inosservato in Italia in quegli anni e che è stato ripubblicato in CD sempre dalla A&M nel 1999 assieme a White Mansions, ma senza le cover originali perde parecchio di valore. Ma tutto sommato ogni tanto è bello lasciarsi andare con la fantasia e questo album, comunque, sa regalare dell’ottima musica, suonata da grandi artisti.
[Antonio Boschi]
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